Oltre 15 anni di Cinabro

inizio cinabro

Sono passati più di 15 anni da quando ebbe l’inizio quello che allora chiamammo: “Corso di specializzazione in Arte della Pedagogia, Arte nel Sociale, Arte terapia”. Nel ricordare la nascita di Cinabro europeo devo in parte ricostruire quello che era la realtà di quegli anni e di ciò che si muoveva nel mondo della terapia Antroposofica.

Le realtà più importanti in cui veniva richiesta la figura professionale dell’Arteterapeuta erano Casa di salute Raphael di Roncegno, Artemedica e le scuole di Milano e noi eravamo presenti ed attivi in tutte queste realtà e, privatamente, mantenevamo una costante relazione con pazienti inviatici da medici antroposofi, in sintesi il nostro principale lavoro era sempre stato l’Arteterapia. Come talvolta accade agli artisti, non guardavamo al futuro ma la nostra iniziativa di allora si esauriva nel presente. Il presente dimostrava molta confusione intorno alla figura dell’Arteterapeuta, spesso fomentata da sedicenti “terapeuti” senza una formazione e tantomeno un diploma.

lezione cinabro

Alcuni dei nostri allievi, che praticavano con successo da anni arti figurative, chiedevano di poter approfondire gli aspetti terapeutici, altri, sensibili ed artisticamente validi, per ragioni di destino o familiari non riuscivano a ripetere quello che era stata la “nostra” soluzione, cioè chiudere tutto e trasferirsi all’estero per concludere una formazione in Arteterapia.

I non pochi confronti che avevamo avuto con l’Arteterapia applicata nelle strutture pubbliche italiane, ci aveva confermato che sapevamo bene come muoversi nel mondo del “disagio”. Radicati a quel presente la decisione di dar vita ad una formazione venne da sola ed abituati a costruire tutto con il poco a disposizione, le cose si svilupparono in breve tempo, con la solita sproporzione tra qualità del servizio e la povertà dei nostri mezzi. Così discutendo e decidendo tutto insieme nacque il primo ciclo di Cinabro il 29.09.2002. Solo dopo ci è stato chiaro il valore aggiunto della nostra iniziativa. Non si attivava “uno” seguito poi da “altri”, bensì un gruppo che si costituisce “insieme” e che sceglie “insieme” di fondare un centro di formazione Antroposofico. Nel passare degli anni, con le luci e le ombre del mondo di oggi comprese quelle personali, ci é divenuto sempre più chiaro di quale straordinaria forma di “autorità” sia l’”unanimità”! Il nostro metodo di Arteterapia ci era stato affidato alla fine di un periodo di formazione in scuole e di tirocinio in cliniche tedesche, dove lo avevano utilizzato e sperimentato per più di 40anni e che continuavano a fare ricerca su campioni di pazienti che allora erano molto vasti.

Il metodo é una cosa delicatissima. Non lo si deve lasciare invecchiare, ma non bisogna neppure avere l’ansia di rinnovare sempre tutto. Un qualsiasi maestro di scuola sa bene che non é la novità la cosa importante, ma la capacità del maestro di rinnovarsi. Caso mai sarebbe meglio un elaborazione del metodo al posto del solo suo sfruttamento. La prima preoccupazione é la salute degli allievi. L’Arte di per sè ha un effetto dirompente sull’equilibrio emotivo. E’ per questa ragione che abbiamo sempre richiesto una precedente formazione, artistica e/o pedagogica o comunque una esperienza precedente in ambito sociale, perché gli allievi di Cinabro abbiano una loro struttura di partenza . Non stupirebbe nessuno se ai Musico-terapeuti si richiedesse la conoscenza di uno strumento…

Il metodo deve anche essere trasmissibile; se non é trasmissibile può divenire un pericolo per un sano sviluppo della volontà dell’allievo. Più o meno i metodi si basano su regole che a suo tempo il fondatore del metodo strutturò in un libro od in una serie di lezioni .

Un metodo fondato su basi antroposofiche deve essere capace di raccogliere i frutti che si generano dalla visione antropologica arricchita dai contenuti della Scienza dello Spirito. Deve essere quindi in grado di approfondire e perfezionare gli strumenti di osservazione e lettura atti a riconoscere i contenuti oggettivi in ogni manifestazione della realtà circostante. Questa necessità di strutturare un approccio oggettivo ha fatto si che, circa venti anni fa, a Dornach, diversi terapeuti di diversi metodi si confrontassero in un gigantesco lavoro durato 12 anni dove avvenne una confluenza tra il metodo Hauschka , il metodo G.Wagner ed il metodo Collot d’Herbois, con l’intento di costruire un sistema condiviso. Base di questo strumento nato dalla condivisione é l’osservazione quadripartita dell’essere umano e della sua espressione artistica, la lettura triarticolata delle facoltà animiche e la connessione tra processi vitali e sensi che R.Steiner pone alla base della scienza medica e pedagogica. L’intervento terapeutico che scaturisce da questa pratica di “riflessione terapeutica” é stato definito : “orientato al processo” e deve potersi confrontare con qualsiasi processo artistico sia del passato, sia del presente e del futuro.

Si riconosce la potenzialità terapeutica del processo creativo quale intervento centrale della relazione con il paziente. La capacità rigenerante e risanante dell’operare artistico, quindi dell’arte, ma non nel suo momento finale di prodotto concluso, bensì del suo palpitare e fluire del divenire , cioè nel “processo creativo” . Va da sè che il terapeuta deve essere in grado di gestire un processo creativo. E’ altrettanto scontato che il terapeuta debba conoscere ed essere padrone del mezzo o dei mezzi che propone od utilizza nelle sedute terapeutiche, che siano colore, chiaroscuro, disegno oppure attività plastica.